19 aprile 2007
Effetto Katrina
A chi mi dovesse casualmente leggere immagino non interesserà nulla, ma sto vivendo un piccolo, grande dramma. Approfittando della mia degenza ospedaliera, la mia amorosa famiglia ha deciso, con un aiuto prezzolato, di farmi un regalo, e ha spolverato uno ad uno i libri del mio studio: certamente un gesto gentile, anche tenuto conto che sono allergica alla polvere, ma quando si mettono le mani su alcune migliaia di libri altrui, che qualcun altro ha smistato e distribuito su lunghe pareti di scaffali traboccanti sino al soffitto, il livello di disastro che una mano estranea può creare è letteralmente inenarrabile! A parte la basilare regola che la costa dei libri, recante il titolo e l’autore del libro medesimo, pensavo fosse ovvio che va esposta in modo visibile, e non verso il muro, dove non serve a un benamato cavolo - ma evidentemente sbagliavo: non è ovvio! e infatti le file di libri paiono la bocca un po’ sdentata di una vecchietta, costellata di allegri spazi bianchi come denti superstiti, memori di tempi migliori, ahimé! laddove le malefiche mani che hanno squinternato la mia biblioteca hanno infilato placidamente i libri con la costa verso il muro. Iniziare a rimetterli come Dio comanda mi permette a questo punto di scoprire che lo spolvero - essendo lo spazio sugli scaffali ormai saturo da anni, sono passata da tempo alla fase successiva, quella dell’impilamento orizzontale dei libri sopra quelli infilati verticalmente - ha generato una famiglia di mostri.
Sono convinta, fra i vari testi apocrifi che ho raccolto, di avere anche il libro di Enoch, che devo consultare, così mi arrampico verso il settore dedicato alla storia delle religioni e in genere al cristianesimo - le eresie e l’inquisizione invece stanno da un’altra parte:allora perché un testo classico di Manselli sulla religione popolare e le eresie del XII secolo sta fra i romanzi arturiani e i testi di filologia romanza? -e trovo i Vangeli e le Apocalissi apocrife, e fin qui tutto parrebbe andare bene, poi un trattato sulle valenze terapeutiche delle fiabe in Jung, due saggi di Roland Barthes, un raccolta di fiabe slovacche e l’Anabasi di Senofonte. Comincio a sentirmi prendere dal terrore, e non ho ancora scoperto che buona parte dei libri “impilati” sono misteriosamente scomparsi, con ordine ovviamente del tutto casuale, negli spazi *dietro* a quelli disposti verticalmente. D’altra parte, ogni scaffale è largo 35 centimetri: hai voglia se c’è spazio di inghiottirsi un bel po’ di edizioni standard! e di Enoch e dei suoi angeli caduti, manco l’ombra. Non che ne senta la mancanza fisica - degli angeli caduti, intendo: parrà strano in un’epoca come questa, e da una che tendenzialmente si dichiara agnostica, anche se c’è M. che la sa lunga sul mio preteso agnosticismo, ma sulla realtà del male come entità fisica, ultimamente ho cominciato a interrogarmi seriamente, e l’idea che giri alla larga mi è di conforto. Niente battute scontate, non perché abbia incontrato di recente molte persone particolarmente sgradevoli o nocive, ma perché mi pare che l’idea possa avere un senso; sarà anche perché sono una bastian contraria... ma torniamo all’effetto Katrina sui miei libri. Prendo il coraggio a due mani e mi dirigo verso la sezione dedicata ai testi, per così dire, di lavoro: accanto ai testi per l’esame di abilitazione a giornalista, altri di business writing, il mitico Carlini, l’imprescindibile Calvino delle sei Lezioni Americane e parecchi testi di neurolinguistica, ecco comparire Lezioni di paleografia e svariati testi di Carlo Ginzburg, anche quelli meno ovvii, tipo Occhiacci di legno, o il pamphlet sul processo a Sofri; Sofri che peraltro fa capolino anche lui, coi suoi “Altri Hotel”.
Vorrei piangere, e crollo sulla scrivania: sopra Noam Chomsky e il suo “Alla corte di re Artù”.
A questo punto mi arrendo, meno male che c’è IBS: riordino il libro di Enoch (sarà mica il primo doppione che compro, complice la mia memoria a formaggio svizzero!) e me ne vado a guardare CSI. Magari scopro come far fuori l’assassino della mia libreria senza lasciare tracce...

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postato da la Parda Flora alle 21:04  

 

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