29 ottobre 2006
Sting, depressione e melancolia
Non so chi abbia sentito ieri sera, Sting eseguire dal vivo, alla trasmissione di Rai 3 “Che tempo che fa”, una canzone tratta dal suo ultimo album, “Songs from Labyrinth”, interamente composto da canzoni di John Dowland, compositore, cantante e liutista inglese.
Forse nato a Dublino nella seconda metà del Cinquecento, Dowland si fece cattolico per ripicca contro la protestante regina Elisabetta la Grande, che non lo volle come musicista presso la sua corte. A ciò seguì un destino di esilio dall’Inghilterra, che portò Dowland lungamente anche in Italia, soprattutto a Firenze e Venezia, una vicenda umana che personalmente mi fa sovvenire, nell’intuibile sofferenza, La ballatetta (che spero famosa!) di Guido Cavalcanti, dichiarazione di struggente malinconia per la patria e per la donna perdute.
E proprio di malinconia, anzi - melancolia - si parla nell’intervista seguita all’atmosfera rarefatta creata dalla musica di Dowland, come di un filo ricorrente sia nella creazione di questo esule, sia, in fondo, in quella di Sting, che ebbe sin da ragazzo pesanti problemi familiari di tipo economico, che lo costrinsero ben presto ad abbandonare l’infanzia per diventare parte attiva della sopravvivenza familiare.
Ma alla domanda di Fazio, Sting risponde in modo rapido, senza esitazioni:
“la depressione è una malattia tremenda, la malinconia è un’altra cosa: è quello stato d’animo che ci fa vedere la bellezza triste delle cose”
e poi continua, riflettendo che da questo sentimento probabilmente la società moderna è spaventata, e preferisce frastornarsi di qualsiasi “rumore” pur di sfuggire al silenzio della riflessione e, forse, del proprio vuoto interiore.
Non potrebbe parlare meglio.
Le stesse cose, in molte succose pagine, le scrive Pierre Fédida, membro dell'Associazione psicoanalitica francese e professore di psicopatologia all'Università di Paris 7 - Denis Diderot, che nel suo libro “Il buon uso della depressione” distingue lo stato patologico depressivo da ciò che egli chiama depressività, emozione che assieme alla malinconia entra a far parte della normale gamma delle emozioni umane, non necessariamente legata alla creatività, ma comunque parte essenziale di un approccio riflessivo alla realtà, indispensabile alla creatività.

Sting in alcune occasioni affermò di essere “depresso”, senza meglio specificare cosa intendesse.
Ora, in un vecchio album di Sting, probabilmente fra i suoi meno conosciuti, Mercury Falling, è compresa la canzone che sentite, "Lithium sunset" quasi una preghiera con parole che tutti i depressi conoscono a memoria, e guarda caso, una ballata dedicata alla mortifera Belle Dames San Regrets romantica, consolidato simbolo della morte.

Forse, quando rispode con forza a Fazio:
”Sì, sono stato molto triste e molto creativo, ma la tristezza non è necessaria. Ora voglio essere felice”
sa molto più di quanto pare, di che cosa stia parlando...

Lithium sunset

Fill my eyes
O Lithium sunset
And take this lonesome burden
Of worry from my mind

Take this heartache
Of obsidian darkness
And fold my darkness
Into your yellow light

I’ve been scattered I’ve been shattered
I’ve been knocked out of the race
But I’ll get better
I feel your light upon my face

Heal my soul
O Lithium sunset
And I’ll ride the turning world
Into another night

See mercury falling...

Riempi i miei occhi
o tramonto di Litio
e porta via questo solitario fardello
di preoccupazioni dalla mia mente
Porta via questa angoscia
di oscurità fatta di ossidiana
e stempera la mia oscurità
nella tua luce dorata

Sono stato gettato in un angolo e distrutto
sono stato messo al tappeto, escluso dalla gara
Ma starò meglio
sento la tua luce sul mio viso

Guarisci la mia anima
o tramonto di Litio
e cavalcherò il mondo che gira
verso una nuova notte
verso una nuova notte
verso una nuova notte
Guarda il mercurio che scende...

I sali di litio sono indicati nelle sindromi bipolari, nelle forme depressive, maniaco-depressive e nella profilassi delle loro recidive.
Sono assolutamente controindicati nei pazienti cardiopatici con insufficienza renale, in pazienti con grave stato di debilitazione e in quelli in trattamento con diuretici.
Prima di cominciare il trattamento è opportuno valutare la funzionalità renale, e tali prove andranno ripetute periodicamente nel corso della terapia, essendo i sali di litio tossici per i reni. Così come durante la terapia sarà necessario controllare periodicamente la crasi ematica del paziente
Il paziente e i suoi familiari devono essere avvisati dei principali sintomi indicanti intossicazione da litio e la immediata necessità di portare il paziente in Pronto soccorso; tali sintomi sono diarrea, vomito , tremori, moderata atassia, sonnolenza e debolezza muscolare.

Durante la terapia, per salvaguardare la funzionalità renale, è opportuno che il paziente beva almeno un litro e mezzo d’acqua al giorno.
Durante la terapia con litio, il paziente non potrà assumere:
-diuretici
-antidolorifici non steroidei ,es la banale aspirina, che aumentano in modo non prevedibile il livello ematico del litio
-farmaci ACE-inibitori, usati come anti ipertensivi

In ogni caso, il paziente che assume litio, dovrà comunicare e discutere preventivamente col proprio medico l’introduzione di qualsiasi altra terapia, per il rischio di interferenze coi dosaggi ematici del litio. In ogni caso, la comparsa di uno qualsiasi dei sintomi sopra elencati come segnale di tossicità è indicazione per la sospensione immediata della terapia e l’intervento medico.

Gli effetti collaterali possono comprendere cefalea, debolezza muscolare, ulcere cutanee, secchezza della cute, delle fauci e degli occhi, gusto metallico, eccessivo aumento di peso, diminuzione della capacità di concentrazione renale, l’associazione col comune antipsicotico aloperidolo può, sia pur raramente, scatenare una sindrome encefalopatica caratterizzata da letargia, debolezza, febbre, tremori e confusione, sindromi del sistema extrapiramidale, leucocitosi, seguiti da danno cerebrale irreversibile.

La dose terapeutica è definita da una concentrazione ematica intorno a 1,5mEq/l Già sotto i 2mEq/l, è possibile riscontrare la presenza dei primi sintomi di intossicazione; sopra i 3mEq/l si ha una complessa sindrome fortemente rischiosa per la vita del paziente. Si cerca quindi di non superare, se possibile, 1 mEq/l, e tale dosaggio si raggiunge per tentativi, somministrando dosi progressive del tossico al paziente, e successivamente valutandone il livello ematico.

Con l’aumentare del dosaggio ematico di ha un crescendo di effetti nocivi che vanno dalle aritmie cardiache, al danneggiamento dei reni, agli attacchi epilettici sino al coma.

Una normale confezione di farmaco data in mano al paziente è più che sufficiente a garantire una dose mortale, che si manifesta con sintomi cardiaci, alterazioni dell’elettroencefalogramma e sintomi neurologici quali tremori ed iperriflessia. In tale caso, non si deve esitare, in ospedale, ad avviare immediatamente una emodialisi, meglio se peritoneale.

Sintetizzato dal foglietto informativo allegato a una confezione di carbonato di litio.

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postato da la Parda Flora alle 11:00  

 

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