13 agosto 2008
Olimpiadi
Leggo distrattamente alcuni resoconti delle Olimpiadi: ancora oggi in casa mi buggerano col giochino - olimpici/olimpionici, figurati te! - e io ci casco sempre, come mio dovere!
Insomma lo confesso: non sono una tifosa sportiva.
Coi campionato mondiali di calcio per esempio spengo la TV e vado beata a letto con un bel libro... tanto, anche se non voglio le urla belluine dell’incivile vicinato mi terranno nonostante tutto al corrente dell’andamento del match anche se io sono - in anima e corpo - assente ...altrove.

Ve lo ricordate “Guarda-la-Luna” nella celebre scena iniziale di “2001: Odissea nello spazio”, mentre, improvvisamente illuminato dal misterioso monolito nero, afferra e brandisce selvaggiamente contro chiunque e qualunque cosa un femore (o magari era un omero: sempre osso lungo era, ma con precisione non ricordo) e lo usa come un’arma per colpire, e colpire, e colpire selvaggiamente tutto ciò che gli sta davanti, provando per la prima volta l’ebbrezza tutta umana del distruggere per il solo gusto di farlo?
Ecco, per me il tifo è un po’ la stessa cosa, selvaggia e incomprensibile: gente che si ammazza per un risultato; tifosi della squadra avversaria buttati giù da un treno in corsa; motorini che volano giù dall’anello superiore di San Siro...cose così, insomma.
Oddio, riconosco per prima che l’esile gruppo di tifosi del tiro del martello sono altra cosa, ma secondo me qualcosa sussulta e urla vendetta comunque, anche nel loro pur sparuto numero di cuori.
Ma lo ammetto, a volte anch’io mi appassiono a qualche gara in particolare - quelle degli sfigati che in genere non se li fila nessuno, esclusi i parenti; e in genere inizio ad essere scorretta e in fondo non migliore dello scimmione mio progenitore immaginato da Arthur C. Clarke e insomma a trasformarmi in quanto, complessivamente, di meno decoubertiniano possa riuscire ad immaginare...
E’ raro, ma lo confesso: accade.
Faccio boom al tiro al piattello; mi appassiono al nuoto sincronizzato come non avessi trovati insulsi sin dall’infanzia i film di Esther Williams...

Però.
Però i termini coi quali è stata descritta la sconfitta della Manaudou, su La Repubblica con un bel lapidario:
“Sembrava essersi ripresa con gli Europei del marzo scorso a Eindhoven con l'oro nei 200 dorso e nella 4x200sl. Ora il buio.
Intanto la sua rivale Federica Pellegrini le ha strappato il fidanzato: per ora il duello fra loro è stato solo sulla carta, sui titoli. Non certo in piscina. Anche Federica ha cominciato male ma con il record del mondo ha ripreso in mano le sue Olimpiadi. Laure no,
IL SUO E’ UN FALLIMENTO TOTALE”.
Ora, non so voi.

Magari siete campioni nazionali di tuffo, o nuoto, o duello con spadone celtico o curling E magari pensate che questo non sia il fine ultimo della vita, ma solo un mezzo, per percorrere il camino che ci è stato affidato alla nascita; ma a me, un giornalista che con tanta indifferenza fa cadere una tale lapide, sulla carriera sportiva di una ragazzina sia pure appartenete al "nemico" = squadra avversaria, (perché è vero che lo sport brucia i giovani, ma 22 anni son sempre 22 anni, soprattutto in certe discipline) lo condannerei a fare da ultimo tedoforo, 2008 volte il giro dello stadio olimpico, fustigato sulle chiappe nude con ampi fasci di ortiche, onde meditare nel dolore sulle sue capacità sportive, e soprattutto su quelle altrui. E nonostante l’orgoglio per la rimonta della Pellegrini, mi resta addosso una rabbia, una rabbia da aver voglia di spaccare tutto, ispirata da questo giornalista così placido nel suo distruggere in due righe una vita di sacrifici, sogni, rinunce, disciplina rigorosa e inflessibile, e dolori: quella che di certo immagino non avrà mai fatto lui.
Perché sarò pure non sportiva, ma gli sportivi veri, tutti quanti, io li rispetto.
Come rispetto chiunque è capace di consacrare a qualcosa che ritiene più grande di sé, la sua esistenza.
Non è megalomania o egocentrismo: è la consapevolezza che la vita ti ha fatto un dono, e tu lo devi onorare. E quando ciò non accade - sputi sangue e dolore, perché non ti resta nient’altro, e il primo imbecille distrugge con un commento degno di Novella 2000 la tua vita..
Poi magari ne riparliamo, ok?, signor giornalista Fabrizio Bocca, che di sport al di là della facile carogneria con la quale hai offeso e ferito una ragazzina che è pur sempre la settima qualificata al mondo - la settima, hai capito? e già questo dovresti capirlo bene, anche dal’alto del tuo ruolo di giudice delle prestazioni sportive altrui, ne farebbe una vincitrice!
E tu, tu invece cosa sei?
Perché squalificare così, usando argomenti della vita privata come un pessimo giornaletto di gossip, la campionessa francese Manaudou: io che sarò l'ultima degli imbecilli, però ho trovato il tuo stile giornalistico e soprattutto umano, veramente squallido, ignobile e meschino.
Chissà se ci mediterai, egregio signor Bocca.
Per intanto, alla settima campionessa di nuoto del mondo - che certo poteva aspirare a molto di più, ma è andata così: lo sport, solo i coglioni credono sia una scienza esatta che se ne infischia di dolori del corpo e dell’anima, di giornate no e di tutto quello che può sminuire l'esistenza di tutti gli altri esseri umani con le stese fragilità e debolezze e scoramenti uguali esattamente a quelli che ho io o che hai tu - perché mica un olimpico è Superman! E comunque anche Superman aveva la sua kryptonite....
Perciò,
per Laure Manaudou, tre hip hip hurrà,
da tutti i veri sportivi e decoubertiniani che ancora ci sono, in un mondo nel quale valori come l’eleganza e l’onore e il rispetto, anche per l’avversario sconfitto, son merce sempre più rara (ancora “Guarda-la-Luna” e il suo/nostro destino di scimmioni...più o meno evoluti, ahimè), e
AUGURI DI FUTURO SUCCESSO E RIVINCITA.


Una vera, credo, tifosa italiana, che forse sul tifo ha capito più di quel che crede!

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postato da la Parda Flora alle 08:27  

 

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