25 giugno 2007
Il Cavaliere verde
Nelle prime pagine dell’Yvain o il Cavaliere del Leone di Chrétien de Troyes, romanzo sul rapporto fra l’ideale e la realtà in amore, c’è questa consapevole affermazione:

Io sono, lo vedi, un cavaliere
che cerca ciò che non può trovare:
molto ho cercato e nulla trovo
.”

Significativamente, la sceglie Franco Cardini come esérgo di un suo breve saggio dedicato al senso dell’«aventure» nella tradizione cavalleresca. La potrei scegliere anch'io, se andassero ancora di moda i motti araldici... perché di certo sono alla ricerca di "qualcosa" che non ho ancora trovato, e quel che è peggio, che comincio a pensare, non troverò mai. Ma immagino sia un destino comune.Comunque, nel romanzo di Yvain, chi cerca è Calogrenant, che alla corte di Artù sta raccontando del suo incontro – dagli esiti non proprio brillanti - con l’Uomo Selvaggio, che fa la guardia alle bestie della foresta e «d’avventure non sa nulla e mai ne intese parlare».

Sull'"Uomo Selvaggio" signore delle bestie, solitamente accostato nel suo ruolo infero, a Odino e alla sua wilde jagd, la caccia selvaggia "guidata dal cacciatore spettrale accompagnato da cani, cavalli, cervi e talvolta da defunti" (Stefano Gasparri - "La cultura dei Longobardi. Struttura tribale e resistenze pagane", Spoleto, 1983) ha di recente scritto pagine affascinanti lo storico e amico Paolo Galloni, alla ricerca sino al Paleolitico di un archetipo antichissimo, sulla base di teorie ardite, ma molto intriganti, nel libro di prossima uscita "Le ombre della Preistoria. Metamorfosi storiche dei Signori degli animali." per le Edizioni dell'Orso. Ho avuto il privilegio di sfogliarlo in bozza, e lo consiglio decisamente a chi ami questi temi.

Ma tornando alla narrazione di questa avventura di Calogrenant alla tavola del re, da essa inizierà l‘avventura di messer Ivano, cugino germano di Calogrenant, che per vendicarne l’onta, subìta presso una magica fontana, incontrerà il proprio destino umano: fatto d’amore - trovato e perduto - di superficialità, smarrimento, follia ed espiazione, per poter raggiungere quell’evoluzione personale che gli consentirà infine di ritrovare la sua dama e la propria identità. Il tutto svolto solo su di un piano umano, perché siamo ancora di fronte ad una definizione umana della cavalleria, e di questa cavalleria umana Gawain sarà il fiore.
Dopo di lui, altri valori e altre ricerche prenderanno forma nell'immaginario, e si preparerà la strada per il cavaliere perfetto, il figlio di Lancillotto, Galahad, destinato a chiudere, con la sua straordinaria "aventure", l'età della cavalleria - ovvero la queste del Graal.
Della storia di Ivano, anche se probabilmente nella versione tedesca di Hartmann von der Aue, un ignoto pittore ha lasciato testimonianza con uno dei primi esempi di ciclo pittorico di carattere profano di epoca medievale. Sono gli 11 bellissimi affreschi di soggetto profano, datati all’inizio del XIII secolo, che decorano le pareti della sala da pranzo del castello di Rodeneck, che venne costruito poco più di cinquant’anni prima da Friedrich von Rodank e secondo la tradizione è l’unico castello dell’Alto Adige che non venne mai espugnato. Cosa peraltro non difficile da credere, vista la sua impervia collocazione.

Nella piccola stanza il laido aspetto del Wilde Mann – un villano sconcio e orrendo a dismisura, lo descrive Chrétien – con la sua mazza nodosa e una criniera fiammeggiante di capelli; il rosso e l’oro dei cavalieri che combattono presso la fontana; lo sguardo cieco dei servi di Aschelon, di Laudine e della sua ancella (il colore usato dall'ignoto affrescatore non ha evidentemente retto al passare del tempo) regalano emozioni difficili da descrivere, che accompagnano il visitatore che si sporga dal dirupo sul quale s’affaccia ciò che verosimilmente accoglieva il piccolo verziere del castello. E la mente corre a un altro castello, a un’altra tavola imbandita...

Era il re a Camelot per il Natale,
molti signori con lui, belli, i migliori,
tutti i nobili fratelli della Tavola Rotonda
in splendida festa e spensierato piacere.
...Quando l’Anno Nuovo era fresco,
ch’era appena venuto,
quel giorno la compagnia alla tavola alta
fu servita del doppio,
dopo che il re venne in sala coi cavalieri,
finito il canto nella cappella.
...Ma Artù non voleva mangiare
finché tutti non eran serviti,
... e un’altra abitudine così gli dettava:
impegno d’onore aveva preso di mai mangiare
in un giorno come quello festivo
finché non gli fosse narrata
la strana storia di qualche avventura,
di qualche gran meraviglia cui prestar fede,
di antichi o di armi o di altre avventure...
Un altro rumore nuovissimo si fece veloce vicino,
che avrebbe permesso al re di mangiare.
Perché la musica quasi non era finita
e il primo piatto servito, che sulla porta
apparve di furia un uomo tremendo,
della terra il più grosso e il più alto...
fiero nel portamento e ovunque verde brillante.


Ma questa è un’altra storia: quella di ser Gawain e del Cavaliere verde.
Se però non la conoscete, dedicateci qualche ora, perché questo poemetto d'ignoto, che ci è giunto in una sola copia databile approssimativamente alla fine del Trecento, è fra le opere più belle della letteratura anglosassone medievale: parola di Tolkien, che quando non annegava le sue preoccupazioni politiche e finanziarie, nelle complesse vicende che martoriavano la Terra di Mezzo, insegnava filologia anglosassone, e storia e letteratura inglese medievale a Oxford, oltre a conoscere il gotico e l'antico finnico, a cui dedicò durante la sua carriera accademica molti seminari, e alle cui tradizioni ha certo attinto nel creare la sua opera narrativa.

(Oh, fosse dato anche a noi, di non poter nutrire il corpo, se prima non si siano saziati spirito, fantasia, intelletto ed anima...questi sono i momenti nei quali ho la netta sensazione che questi nostri antenati, privi di Freud e Jung, la sapessero in realtà un bel po' più lunga di noi!)

Etichette:

postato da la Parda Flora alle 10:01  

 

   Chi Sono
   Post Precedenti
   Archivi
   Links

Da "Tango Lesson" di Sally Potter

Vamos a lo de la Parda Flora! 

Esmeralda



Le mie ragazze: Malafemmina

Le mie ragazze: Etta

Le mie ragazze: Anna

Le mie ragazze: Esmeralda

Le mie ragazze: Marisa